#06: Dal deserto alla neve. Onomichi, Tottori e ritorno.

A volte si sente dire " Siete passati dalla padella alla brace". 

Noi, stavolta, siamo passati dalla brace alla neve. Nell'ultimo blog post vi avevo raccontato fino alla Shiamanami Kaidō. Partiamo da lì.

Terminata la Shimanami Kaidō siamo arrivati in quel piccolo gioiello di città chiamato Onomichi. Per niente più grande di un paesino di campagna, ma davvero carina e curata. Appena sbarcati da un minuto di traghetto (no, sul serio, UN MINUTO) per attraversare il fiume, abbiamo deciso di tentare il colpaccio e andare nell'unico ostello della città senza prenotazione. E come al solito, la fortuna ha girato dalla nostra: il proprietario ci ha subito avvisato che era al completo per la notte ma che avremmo tranquillamente potuto dormire per terra nella sala comune! Poco dopo abbiamo conosciuto Sato-san e Hiroki. Ciao-wow-che-figata-siete-in-viaggio-anche-voi-andiamo-a-bere-insieme. E via, verso quella che si è rivelata essere un'altra serata memorabile, nell'immancabile Yakitoriyasan, a brindare ai nostri viaggi passati, presenti e futuri. Il giorno dopo ci siamo svegliati di buona leva, colazione tutti insieme ed infine ci siamo divisi,  salutandoci rattristati dall'idea di non rivedersi più. E invece no! 

Colpo di scena! Dovete sapere che Hiroki è una persona bellissima che sta facendo uno dei viaggi più pazzeschi di sempre: il giro del Giappone in autostop! Il giorno seguente, dopo esserci nuovamente incontrati non una, non due, ma ben tre volte per strada (ogni volta lo stupore aumentava esponenzialmente) abbiamo deciso di darci una meta comune, Okayama e rivederci là. Fa ridere perchè ce l'abbiamo fatta e la sera seguente ci siamo accampati tutti e tre assieme sotto allo stadio di Okayama. 

Hiroki, prima della partenza dall'ostello di Onomichi, con la maglietta della Babel Line che gli abbiamo regalato

Il giorno dopo, questa volta per davvero, abbiamo salutato Hiroki e siamo partiti in direzione di Tottori. 150 km circa di montagne, campagna, e tanta tanta salita. O almeno, questo era quello che ci avevano detto tutti, soprattutto a Onomichi; non appena dicevamo a qualcuno che saremmo andati a Tottori in bicicletta, via che partiva la scenetta : occhi strabuzzati, risate e frasi del tipo "Ma siete matti? E' tutta montagna" oppure "Ah, vedo che vi piacciono le salite". Così, armati di sacrosante paure, abbiamo iniziato ad arrampicarci e una salita dopo l'altra siamo arrivati a metà del secondo giorno (dopo una notte passata come al solito in mezzo al nulla vicino a 津山 (Tsuyama) in cima al passo più alto della catena montuosa (che in realtà erano solo 600mt di altezza) e dal quel momento, SOLO DISCESA per 30km! Dopodichè, finalmente, Tottori! 

La campagna intorno a Okayama prima delle montagne.

I giardini fioriti di Tsuyama

I giardini fioriti di Tsuyama

La vista dal punto più alto della catena montuosa. 

L'inizio dei 30km di discesa. 

Una delle pochissime città che abbiamo incontrato sulla strada per Tottori

Una volta arrivati a Tottori, la solita routine : terme per darsi una lavata, trovare anticipatamente il parco perfetto per montare la tenda per la notte e poi via, affamati come i lupi, verso qualunque posto riesca a farci venire l'acquolina in bocca (in poche parole, praticamente tutti i ristoranti esistenti in giappone). Ed è così che, ancora una volta, siamo finiti in una yakitoriyasan. Appena seduti al tavolo, abbiamo conosciuto Soya e Decchi, due giardinieri/taglialegna in visita lavorativa a Tottori e subito la serata è decollata, al punto da finire tutti insieme a cantare i Beatles in un karaoke fino alle 3 di mattina! 

In questa stagione, I ciliegi in fiore diventano lo scenario perfetto per un pranzo all'aperto. 

Il fiume che attraversa Tottori con i ciliegi in piena fioritura. 

Il fiume che attraversa Tottori con i ciliegi in piena fioritura. 

Soya

Gli attrezzi del mestiere di Soya

Il giorno dopo, di prima mattina, ci siamo finalmente diretti verso il deserto di Tottori, l'unico visitabile del Giappone. Piccolo, solo 30km quadrati, ma bellissimo nella sua unicità, con le dune naturali che scendono fino al mare. Sicuramente non ci aspettavamo che fosse così pieno di gente, così come non avevamo idea di quanto ci saremmo divertiti! 

Il deserto di Tottori

Il deserto di Tottori

Una delle attività che si possono fare nel deserto di Tottori

Sio che riscopre il piacere di scavare buchi nella sabbia. 

Dopo aver speso un buon paio d'ore a scavare buchi, correre su e giù dalle dune, felici come solo due bambini saprebbero essere la mattina di natale, abbiamo deciso che era ora di portare questa esperienza al prossimo livello e siamo andati a fare Sandboarding. Si, è esattamente quello che state immaginando, snowboard ma sulla sabbia! 

Dopo due ore di grandi performance sportive (leggi: cadere continuamente e quasi non riuscire a fare una discesa intera senza sfracellarsi sulla sabbia), ecco arrivare la ciliegina sulla torta a coronare una giornata perfetta: il tramonto sulle dune. Dopo uno spettacolo simile, con il cuore pieno e le ossa stanche, siamo rientrati in città, ci siamo dati una lavata, montato la tenda nello stesso identico posto della notte prima (ormai ci sentivamo a casa) e buonanotte! 

Il tramonto sulle dune di Tottori

Il Tramonto sulle dune di Tottori

Il giorno dopo abbiamo, salutato Tottori e siamo ripartiti in direzione delle montagne, per riattraversare il Giappone e arrivare a Osaka. Il primo giorno, ancora un po' provati dalla giornata sulle dune, ci siamo fermati a Yumura, piccolo villaggio termale alle pendici di una montagna. Non appena arrivati, abbiamo chiesto in giro se ci fossero parchi o spazi agibili per montare la tenda e, dopo un po' di tentativi, siamo stati letteralmente scortati dall'agente del punto informazioni turistico che ci ha guidati fino a una zona appena fuori dalla città, piena di edifici al momento inutilizzati. Vista la pioggia imminente, abbiamo montato la tenda sotto una legnaia e ci siamo messi a lavorare un po'. Poco dopo, abbiamo sentito una macchina arrivare nelle vicinanze e una voce da fuori da tenda. "Scusate, qua vicino noi abbiamo una sala prova. Ora ci mettiamo a suonare, ci scusiamo per il rumore" . No, sul serio. 

Siamo così usciti dalla tenda abbiamo passato una bella mezz'oretta ad ascoltarli suonare e a conoscerli. 

Yumura

Le fonti termali naturali di Yumura

Il giorno dopo, sono iniziati i problemi, quelli seri. Dal momento in cui abbiamo messo piede fuori dalla tenda, non ha mai smesso di piovere per tutta la giornata... Ho scritto piovere? Scusate, volevo dire DILUVIARE. Con 5 gradi. Ci siamo fatti forza e abbiamo iniziato ugualmente a pedalare, e per i primi chilometri non è stata troppo dura: nonostante il freddo e l'acqua, essendo tutta salita abbastanza ripida ci siamo scaldati molto velocemente. Il dramma è stato, una volta raggiunto il punto più alto della montagna, iniziare la discesa. CONGELAVAMO, letteralmente, al punto da non riuscire a tenere la bicicletta dritta visto quanto tremavamo. Abbiamo così fatto una prima pausa per asciugarci, cambiarci le calze e poco dopo abbiamo provato a ripartire. Neanche due chilometri dopo, ci siamo di nuovo dovuti fermare per scaldarci. Ormai la pioggia era diventata talmente forte da essere insostenibile e a tratti diventava grandine. Pochi chilometri dopo abbiamo trovato una caffetteria e abbiamo deciso di attendere che smettesse definitivamente di piovere prima di ripartire, e siamo finiti con lo spendere tutto il pomeriggio lì. Una volta scesa la sera, siccome non accennava minimamente a smettere, abbiamo optato per un bagno caldo nelle terme locali prima di montare la tenda. Appena arrivati alle terme, il proprietario è uscito e ha visto la nostra tenda. "Ma voi non avrete mica intenzione di dormire fuori con sto freddo e tutta questa pioggia? No, non esiste. Ecco, tenete le chiavi del centro termale. Stanotte potete tranquillamente dormire qui." 

Sconvolti, stupefatti, increduli e infinitamente grati abbiamo accettato l'offerta e abbiamo passato la notte dentro al piccolo centro termale. 

Il giorno dopo, verso le 7, il proprietario è tornato, l'abbiamo salutato e siamo ripartiti. Ah giusto, quasi dimenticavo: finalmente aveva smesso di piovere. Ma aveva iniziato a NEVICARE! 

Superati i primi 20km, appena dopo il passo di una montagna, BAM! Niente più neve, solo sole e cieli tersi. In sella alle nostre Specialized Tricross abbiamo così passato la giornata a pedalare, fermandoci la sera in un villaggetto chiamato Aogaki dove abbiamo passato la serata in compagnia di un nutrito gruppo di vecchietti, stupiti dall'arrivo di due stranieri in bici che parlano giapponese e che hanno provato proporci le figlie come possibili mogli. 

Il giorno dopo, finalmente, siamo arrivati a Takarazuka, ultima tappa appena fuori dalle porte di Osaka...

Il viaggio continua...

Ah! Ecco l'ultimo vlog, spezzato in due parti, registrato DENTRO le terme.