#02: Partenze, scimmie, pioggia e vulcani.

Mi ero ripromesso di postare spesso, di non dilungarmi troppo con le parole e di non esagerare con le foto. Ah-ha. Già. Prendetevi un caffè, ne avrete per un po'. 

Dall'ultimo blog, scritto sulla nave per Kagoshima, ne sono già successe un po'. Andiamo per ordine: il viaggio fino a Kagoshima è stato decisamente lungo (24ore in nave dopo un po' iniziano a pesare) ma ci è servito a sviluppare la struttura del sito e a organizzarci per quanto riguarda la mole di lavoro giornaliera, cosa che si è rivelata essere megautile viste tutte le ore passate in sella nei giorni successivi. Avendo beccato una giornata coperta e piovosa per viaggiare, ogni mio tentativo di fare foto dalla prua si è rivelato vano in quanto mettere il naso fuori dalla plancia equivaleva più o meno a farsi una doccia. Si, se con una doccia intendiamo una cascata d'acqua che ti viene scaraventata in faccia da un vento fortissimo. 

L'interno della nave. 

Durante una sosta a <inserisci qui nome di città che assolutamente non ricordo> è salita una scolaresca intera sulla nave. 

L'arrivo a Kagoshima e la vista di Sakurajima

Una volta scesi a Kagoshima, dopo un paio di acquisti in città, ci siamo subito messi in sella diretti a Ibusuki, città famosa per le sue terme di sabbia (指宿砂むし温泉) e dove avremmo preso il prossimo traghetto verso Minami Ōsumi (南大隅) per poi scendere verso Cape Sata (佐多岬). Circa 50km di viaggio, facili facili, coronati dalla visita alle terme più strane che possiate immaginare: ti presenti in questa spiaggia nera in yukata, dove decine di persone ti aiutano a trovare un posto su cui sdraiarti e poi, letteralmente, iniziano a spalarti sabbia bollente addosso fino a coprirti completamente, lasciandoti solo la faccia fuori. Non so perchè, ma per i 10 minuti in cui siamo stati insabbiati, io non riuscivo a trattenere le risate. Una volta usciti dalla sabbia, via diretti dentro l'acqua termale: se non siete mai stati alle terme, è inutile che vi spieghi quanto bene ci si sente subito dopo. La pace dei sensi, quella vera. 

Il complesso termale di Ibusuki

Il complesso termale di Ibusuki. Quelle in yukata sono persone che stanno scendendo in spiaggia a farsi insabbiare per bene. 

A sinistra, il vapore che si libera direttamente dalle sabbia bollenti di questa spiaggia. 

Fauna locale alle terme. 

Terme, cena e pernottamento in un ostello della gioventù lì vicino. Il mattino dopo, di buona leva, siamo partiti alla volta di Cape Sata. Sul traghetto abbiamo incontrato altri due ciclisti megasimpatici che ci hanno suggerito la strada più semplice per arrivare alla nostra destinazione. Senza di loro, avremmo preso la strada più dura, finendo a imprecare duramente in mezzo alle salite di montagna.

Da sinistra: Sio, Kazushi, Kazuhiro e io. 

La vista dal traghetto di Cape Sata

Da Minami Ōsumi, i primi 30 km sono stati uno scherzo: tutta costa, salite dolci e lunghe discese. A livello di paesaggio, le zone costiere del Kyushu sono completamente diverse da quelle di Okinawa, molto più abitate, verdi e "Giapponesi" proprio come uno si potrebbe immaginare.

I problemi sono sopraggiunti man mano che ci avvicinavamo a Cape Sata; da buoni idioti quali siamo, ci siamo completamente dimenticati di fare scorte di cibo e da un certo punto in avanti, non abbiamo più trovato negozi nè forme di vita. Solo scogliere, strade dritte, sole a picco e FAME. Contemporaneamente, le dolci salite di poco prima si sono trasformate in chilometri di vere arrampicate in montagna e noi iniziavamo ad essere sfiniti. Siamo stati salvati dal negozio di una vecchina, in un posto dimenticato da Dio, una decina di chilometri prima di arrivare a Cape Sata: inutile dire che la poveretta si è un po' spaventata nel vedersi arrivare due stranieri, sudati e puzzolenti, alla spasmodica ricerca di qualunque cosa di commestibile e che da li' a poco avrebbero dato fondo alla sua scorta di scatolette di tonno, cioccolato e tentacoli di seppia essicati. (a.k.a: tutto quello di commestibile che aveva). 

Un minimo rifocillati, abbiamo preso a scalare gli ultimi 10 ripidissimi chilometri che ci separavano da Cape Sata, ufficialmente il punto più a Sud del Giappone (visto che per qualche motivo Okinawa non viene calcolata) e vera partenza del nostro viaggio. Pesantissime le ultime salite non fosse che, di colpo, ecco una scimmia che scende da un albero e attraversa la strada. E poi un'altra, e un'altra ancora. Morale della favola: capisci di essere in "montagna" quando inizi ad essere circondato di scimmie che badano ai fatti loro a meno di 5 metri da te. 

La scimmia. 

Sfiniti o non, scorci di questo tipo di sicuro ti aiutano ad andare avanti. 

Siamo arrivati a Cape Sata veramente sfibrati ma contenti. Lasciate le bici in un parcheggio, abbiamo fatto gli ultimi 800 metri a piedi arrampicandoci sulla costa per arrivare al punto dove c'è una statua che... ah no aspetta. In realtà non c'era nessuna statua. Solo un cartello, la vista di un faro e Gozzillo. 

L'ultima fatica pre-partenza.

Il faro di Cape Sata

L'avvistamento di Gozzillo, buon presagio per ogni viaggio che si rispetti. 

Persone serie a Cape Sata

Persone serie a Cape Sata

Ahh, Cape Sata. Finalmente l'inizio del nostro giro del Giappone in Bici. Ora mancano solo altri 3600 km. Una volta finito di fotografare, fare video, siamo ridiscesi a valle e ci siamo fermati a Ōdomari (大泊) in buona compagnia: i nostri vicini di tenda erano Takeshi (un ragazzo appena laureato intento ad andare verso Okinawa per iniziare il nostro stesso viaggio in bicicletta), Macchapin (un'altro ciclista intento a fare il giro di tutte le coste del Giappone) e Aida-san, un'amabile vecchietto che sta facendo il giro del Giappone come noi, solo che lui lo fa a PIEDI). Una volta creato il nostro piccolo accampamento, ci siamo messi a mangiare insieme, abbiamo brindato con una birra alle nostre avventure e siamo andati a dormire. 

Le nostre tende, da sinistra: Takeshi, io e Sio in quella gialla, Macchapin in quella verde e Aida-san, che già dormiva, nelle retrovie. 

Ci siamo tutti svegliati all'alba per salutarci, fare qualche foto e partire in direzioni diverse. Il primo a partire è stato Aida-san mentre noi eravamo in spiaggia a immortalare l'epicità del nostro incontro. 

Aida-san

Da sinistra : Takeshi, Macchapin, Sio ed io. 

Alle 7, eravamo già in sella per quella che sarebbe stata la pedalata più fica della storia: 95km fino a Kagoshima di coste fichissime, piccoli templi, sole e cielo terso. Ma soprattutto, abbiamo girato attorno a un vulcano attivo, Sakurajima (桜島), che ha eruttato cenere più volte durante la giornata, l'ultima delle quali proprio mentre ci passavamo a fianco! 

Sakurajima che ci erutta a fianco, al tramonto. 

Oh, tutto bello, grandi viste e soddisfazioni, ma 95km si sentono eccome sulle gambe. Una volta arrivati a Kagoshima eravamo stanchi morti, doloranti ovunque e, come si confà a noi due quando siamo stanchi, deliranti. Non riuscivamo neanche a finire le frasi: iniziavamo a dire qualcosa e ci perdevamo a metà, fissando un punto nel vuoto. Trovata una guest house, ci siamo infilati a letto e buonanotte. L'indomani, dopo aver praticamente allestito un ufficio dentro a una lavanderia a gettoni e aver lavato e asciugato roba, siamo ripartiti nel pomeriggio verso Nagasaki. Essendo partiti così tardi, e soprattutto avendo affrontato la prima pioggia del viaggio, non siamo riusciti a pedalare più di 50km. Quando la pioggia si è fatta troppo intensa, abbiamo montato la tenda nel parco della città con il nome più assurdo del Giappone, Ichikikushikino (いちき串木野) e anche lì, giù secchi a dormire come se non ci fosse un domani. Il giorno dopo, fatta colazione e conosciuta la bambina più bella e dolce del mondo ci siamo rimessi in marcia e, una pedalata dopo l'altra, abbiamo coperto i 75km che ci separavano da Nagashima (長島). Di nuovo, megacoste e bel tempo per la maggior parte della giornata. Verso sera è sopraggiunto un freddo maledetto e, dopo una tappa alle terme per riprenderci, abbiamo montato la tenda in un parcheggio (livello di uso degli spazi pubblici : ESPERTO) e siamo crollati. 

Cioè, guardatela: è o non è la creatura più dolce del mondo!? 

Le coste di Nagashima

Un Torii in mezzo al mare. 

Tramontoni magici sul mare. 

Ieri, da Nagashima, ci siamo diretti a Tomioka, ultima tappa intermedia prima di Nagasaki, dove siamo arrivati stamattina presto. Nel prossimo blog vi parlerò di quello che è successo ieri sera a Tomioka e dell'inattesa super ospitalità che abbiamo ricevuto. Per ora, vi basti sapere che i 50km di ieri sono stati i più duri fin'ora: non tanto per le salite, quanto più perchè ha piovuto a dirotto tutto il giorno, in certi momenti ha pure grandinato, e faceva un freddo porco, il tutto condito da un vento talmente forte da spostarti mentre sei in sella. 

Ora, parlando della parte tecnica, le nostre Specialized Tricross Sport Disc stanno una favola, e noi con loro. Il Body Geometry Fit è davvero fondamentale: con oggi siamo a 500km percorsi (a dire il vero, 499 ma uno bonus ce lo regalate, vero?) e non abbiamo dolori di nessun tipo. Certo, non stiamo spingendo come dei matti, andiamo piano e costante ma davvero non ci aspettavamo di essere così in forma a questo punto. 


Il viaggio continua...


Ah si, giusto: ora che FINALMENTE abbiamo trovato una connessione internet degna da scroccare, abbiamo uploadato il primo vlog, eccolo qua!