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#06 : Il post in cui scrivo "vento" duemila volte

#06 : Il post in cui scrivo "vento" duemila volte

Possiamo finalmente dire di essere ciclisti battezzati dall’Islanda.
Gli ultimi giorni ci hanno offerto la compilation completa di: pioggia, vento fortissimo in faccia, freddo, salite verticali.
Ora possiamo finalmente vantarci di avere conquistato i chilometri alle nostre spalle, ma la verità è che durante l’impresa eravamo pallide ombre piagnucolanti di noi stessi.
Niente come il vento è in grado di spezzare lo spirito di un ciclista, specialmente quando il ciclista in questione parte già con pochissima voglia di intraprendere una scalata (sì, sto parlando di me stesso).

#05 : "Avete voluto la bicicletta..."

#05 : "Avete voluto la bicicletta..."

Cerco di fare mente locale chiedendomi da quanti giorni siamo in bici.
Sono quattro vero?
Cerco la conferma di Sio.
Viene fuori che sono otto giorni pieni.

Pare che il folle divertimento degli ultimi giorni mi stia facendo perdere la cognizione del tempo; oppure può dipendere dal fatto che ogni sera arrivi alla meta con la carica e la gioia che di solito contraddistinguono un condannato a morte.
Per quanta possa essere la fatica su strada, è comunque sempre ricompensata dai paesaggi mozzafiato che ogni giorno si offrono alla nostra vista.

#04 : Islanda at Last

#04 : Islanda at Last

Svalbard alle spalle riusciamo ad arrivare sani e salvi in Islanda.
Ma non prima di una comoda attesa di venti ore nell’aeroporto di Oslo e una notte passata dormendo in un fortino costruito con i cartoni delle bici (e le relative bici dentro).
Atterrati a Reykjavik ci accorgiamo di possedere un’inaspettata scorta di karma positivo, che conduce a una serie di eventi favorevoli che iniziano alla nostra uscita dall’aeroporto.

#03 : di Volatili e Bagni Ghiacciati

#03 : di Volatili e Bagni Ghiacciati

Sto scrivendo dall’aeroporto di Oslo. Sono le 18.00.
Il nostro volo delle 16.20 è slittato fino ad ora e stiamo ancora aspettando di sapere quando potremo partire alla volta di Reykjavik.
Nell’attesa ringraziamo i bibitoni di Starbucks, le sue comode poltroncine e le sue prese elettriche.
Visto che l’orario di partenza è incerto ne approfitto per accendere il computer e buttare giù qualche battuta per fare il punto degli ultimi giorni: abbiamo fatto e visto un sacco, abbiamo esplorato e lavorato ai contenuti che metteremo online nelle prossime settimane.
Tuttavia si sa, mangiare un panino con il tonno è una cosa, raccontarlo un altra; gli ultimi giorni sono stati fitti di quel tipo di eventi che una volta raccontati risultano noiosi e privi di interesse per il lettore.
Vi lascio con qualche aneddoto e considerazione a caso su di un viaggio che sta ancora prendendo forma.

#02 : In partenza

#02 : In partenza

Dopo una notte serena, passata su Internet cercando informazioni sulle morti causate dagli orsi polari, mi alzo con la gioia e la positività che mi contraddistinguono e mi avvio verso la stazione per incontrare Sio, sicuro che nel giro di pochi giorni finiremo sbranati e/o assiderati.

Arrivo in stazione con una buona mezz’ora di anticipo, il tempo di fare colazione e Sio arriva, bardato come solo chi è padrone di una estrema capacità organizzativa sa fare; oltre a un grosso borsone porta due borse da bici legate insieme con del nastro adesivo, un sacchetto di carta pieno di cose buttate a caso e un ukulele con custodia.
Penso con intensità allo sforzo che dovrò fare nei prossimi due mesi per non percuoterlo fortissimo con un bastone.

#01 : Si ricomincia!

#01 : Si ricomincia!

Ciao a tutti!

Fuori dalla mia finestra in questo momento c’è una discreta brezza, che rinfresca appena una classica giornata di fine giugno, calda e assolata.

Sono al computer in pantaloncini e maglietta, eppure accanto a me c’è un sacco a pelo per le basse temperature e indumenti termici, in attesa di essere piegati e sistemati in uno zaino.
Nick mi ha appena chiesto di scrivere una breve introduzione, mentre Sio sistema un logo adatto al ritorno del progetto UnCommon, a pochi giorni dalla sua nuova partenza.