#04 : Islanda at Last

Reykjavik in progress

Svalbard alle spalle riusciamo ad arrivare sani e salvi in Islanda.
Ma non prima di una comoda attesa di venti ore nell’aeroporto di Oslo e una notte passata dormendo in un fortino costruito con i cartoni delle bici (e le relative bici dentro).

Atterrati a Reykjavik ci accorgiamo di possedere un’inaspettata scorta di karma positivo, che conduce a una serie di eventi favorevoli che iniziano alla nostra uscita dall’aeroporto.
In primis: se arrivate a Reykjavik da un qualsiasi paese che non sia l’Islanda sappiate che atterrerete all’aeroporto internazionale di Keflavík, distante cinquanta chilometri dalla capitale.
Se pensate quindi di montare le bici in aeroporto e farvi una simpatica scampagnata di pochi metri fino al centro cittadino, sappiate che siete degli idioti.
L’aeroporto a cui state pensando, infatti, è il Domestico nel quale voi NON atterrerete.
Siate furbi: non fate come Sio, Nick e Lorro.

Jon being Jon (plus Cinelli)

Fortuna vuole che ad attenderci ci sia Jon, il nostro riferimento/esperto/meccanico per parte di Cinelli.
Jon (non John, come ci ostiniamo a chiamarlo per tre giorni, dimostrando da subito di non essere in grado di compiere neanche i compiti più elementari, tipo ripetere correttamente un nome) si presentata all’uscita di Keflavík munito di un’enorme bandiera di Cinelli per farsi riconoscere, e di uno splendido rimorchio sul quale possiamo caricare bici e bagagli.
È solo quando dimostriamo stupore nel renderci conto di non essere già dentro Reykjavik che inizia a sospettare di avere a che fare con dei babbei.

Nel negozio di Jon montiamo le bici che passeremo a recuperare il giorno successivo, ma lo streak di fortuna non è ancora esaurito.
Terminata la parentesi meccanica di assemblaggio e breve collaudo Jon, mosso a pietà dalla nostra stanchezza, ci accompagna fino a casa di Nanna, che ci ospiterà per le tre sere successive.

Nanna finge di sorridere mentre pensa a come ucciderci nel sonno

Ora: ospitare per tre notti tre perfetti sconosciuti è già di per sé un’azione molto meritevole, ospitare noi tre è un azione che dovrebbe essere ricompensata perlomeno con la Beatificazione.
Nanna, fortunatamente, oltre a essere la persona più sghiggia del mondo, così sghiggia da avermi fatto usare il termine “sghiggia”, si rivela essere anche estremamente paziente (qualità fondamentale in un caso come questo).

Grazie a lei e alle sue dritte gironzoliamo un po’ per Reykjavik recuperando anche gli ultimi pezzi di attrezzatura che ci mancano (a prezzi disastrosi che mi fanno versare lacrime di sangue pensando al costo equivalente da Decathlon) e alla sera ci accompagna per locali pieni di ragazzi e ragazze molto belli e/o molto stilosi, facendomi così sentire a mia volta giovane e stiloso per la prima mezz’ora, ed estremamente vecchio e sciatto per tutta la rimanente serata.

Clash of the Bands o qualcosa del genere, tanta gente, buona musica

Dopo le Isole Svalbard, e i tributi pagati in occhiali, girare per Reykjavik è una boccata di aria fresca.
È una grande città, con tutto quello che ne consegue; pedalando per le sue lunghissime piste ciclabili rimaniamo stupiti di quanto ad ogni curva il panorama cambi completamente, dando l’idea di vivere diverse città dentro la città. Nella zona in cui Jon ha il suo piccolo showroom le strade sono larghe, un sacco di corsie affiancate da edifici grigi e moderni che ospitano uffici e qualche sparuto Hotel.

Si dice ancora "murales" nel 2017??

Spostandoci verso il centro i palazzi iniziano a diventare più vari e colorati, ogni tanto qualche vecchio stabile in attesa di essere demolito ci sorprende con i suoi muri completamente coperti di graffiti, pezzi enormi che arrivano a prendere l’intero lato dello stabile.
Le vie più commerciali sono un continuo alternarsi di negozi e locali, e le strade sono affollate di gente, a prescindere che ci sia il sole o stia piovendo (condizioni che comunque si possono alternare venti volte nel giro di pochi minuti). Le facce che si vedono in giro sono altrettanto varie.
Sarà l’ultima vera città che vedremo per tutto la nostra permanenza in Islanda, ospitando praticamente la metà di tutta la popolazione nazionale.

Graziosi angoli verdi tra le graziose case (graziose)

Le ore nella capitale passano velocemente, e dopo una serata a casa di Jon trascorsa ingozzandoci di grigliata di agnello arriva il momento di mettersi per strada.
Il tempo volubile che caratterizza l’Islanda ci concede tregua per i primi due giorni, e anche se il vento soffia sempre sostenuto e in maniera improvvisa, almeno la pioggia ci risparmia.
Questo per i primi due giorni.

Iniziamo comunque a pedalare e l’Islanda comincia ad aprirsi davanti a noi…